Emergenza idrica, Flavio Civita: «Attraverso le risorse europee possiamo creare acqua»
La nota integrale del candidato al Consiglio regionale della Puglia con Fratelli d’Italia
lunedì 20 ottobre 2025
10.36
«L'emergenza idrica va risolta con opere infrastrutturali che incrementino l'arrivo di acqua da altre regioni, perché, dobbiamo ricordarlo, la Puglia si approvvigiona da Basilicata e Campania. Per cercare, poi, di essere indipendenti e visto che il nostro territorio si affaccia sul mare, bisogna utilizzare i fondi del Blue Deal, il piano europeo che finanzia, appunto, infrastrutture utili per la gestione di risorsa idrica»: così secondo Flavio Civita, candidato al Consiglio regionale della Puglia con Fratelli d'Italia, si può porre fine alle conseguenze della siccità vissute dal Nord Barese soprattutto nel periodo estivo, come è accaduto lo scorso agosto ai danni dei Comuni e degli agricoltori della zona ofantina. Una situazione critica che ha portato i sindaci di San Ferdinando di Puglia, Margherita di Savoia e Trinitapoli a chiedere lo stato di calamità naturale. A questo si aggiunga che da oggi Acquedotto Pugliese ha previsto ulteriori riduzioni di pressione su tutta la rete.
«In sostanza – dichiara Civita –, si dovrà pensare a creare dissalatori, cioè impianti che producono acqua potabile da destinare ad usi civili, industriali e agricoli, e che generano, peraltro, energia elettrica».
Per il commercialista andriese, inoltre, sempre sfruttando le risorse europee e attraverso condotte, si può collegare il mare alla diga del Locone, enorme invaso che oggi, però, lavora soltanto al 20% del suo potenziale.
«Sono tutte soluzioni – sostiene – che hanno un impatto ambientale quasi pari allo zero anche perché non viene realizzata alcuna trivellazione. Anzi, sono green, generano acqua dall'acqua, recuperano sale ed energia elettrica in maniera pulita e non c'è produzione di rifiuti».
«Altro aspetto da prendere in considerazione – conclude il candidato – sono i sistemi pubblici e di comunità di riutilizzo delle acque reflue. Quelli che abbiamo sono obsoleti e finiscono per trattare male la risorsa idrica tanto da non poter, poi, riutilizzarla».
«In sostanza – dichiara Civita –, si dovrà pensare a creare dissalatori, cioè impianti che producono acqua potabile da destinare ad usi civili, industriali e agricoli, e che generano, peraltro, energia elettrica».
Per il commercialista andriese, inoltre, sempre sfruttando le risorse europee e attraverso condotte, si può collegare il mare alla diga del Locone, enorme invaso che oggi, però, lavora soltanto al 20% del suo potenziale.
«Sono tutte soluzioni – sostiene – che hanno un impatto ambientale quasi pari allo zero anche perché non viene realizzata alcuna trivellazione. Anzi, sono green, generano acqua dall'acqua, recuperano sale ed energia elettrica in maniera pulita e non c'è produzione di rifiuti».
«Altro aspetto da prendere in considerazione – conclude il candidato – sono i sistemi pubblici e di comunità di riutilizzo delle acque reflue. Quelli che abbiamo sono obsoleti e finiscono per trattare male la risorsa idrica tanto da non poter, poi, riutilizzarla».