L’esempio di una scuola di danza di Trinitapoli, «chiusi per tutelare allievi e insegnanti»

La decisione della titolare Ilaria Davvanzo: «Da insegnante e mamma, non sono sicura di riuscire a rispettare tutte le normative, per sicurezza meglio chiudere»

venerdì 6 marzo 2020 10.02
A cura di Ida Vinella
Chiusi per evitare la diffusione del Coronavirus. Scelta coraggiosa o necessaria? L'esempio arriva da una scuola di danza di Trinitapoli che ha deciso di chiudere i battenti per qualche giorno.

«Già dalla giornata di martedì circolava la comunicazione del presidente Emiliano in cui si invitavano i genitori a tenere i bambini in casa, anche se non c'era una ufficiale notizia di lezioni sospese. E da lì ho cominciato a pensare» racconta la titolare della scuola "Arte in Movimento" Ilaria Davvanzo. «Nessun obbligo, nessuna richiesta di chiusura, nessuna disposizione ufficiale per noi, diciamo che è scattata la necessità di avere buonsenso».

«È difficile in un luogo come una scuola di danza mettere in pratica indicazioni come starnutire o tossire nel gomito o in un fazzoletto: è un gesto poco spontaneo per i più piccoli» spiega Ilaria, che segue allievi di ogni età. «Mercoledì pomeriggio, con la diffusione del decreto, è partita la normativa sulla distanza di sicurezza superiore a un metro tra le persone. Mantenere questa distanza durante una normale lezione di danza, specialmente con le bambine e i bambini più piccoli fino agli 8-10 anni, è impossibile. Inoltre soddisfare la richiesta di una igiene maggiore, per tutte le superfici che vengono toccate dagli allievi, come sbarre e attrezzi, oltre a quella di mantenere la distanza anche negli spogliatoi, quindi far accedere poche persone per volta, è complicato in una realtà come una scuola di danza, ma lo stesso discorso vale per le palestre e tutti i luoghi per le attività di gruppo».

È stata naturale così la decisione di Ilaria. «Da insegnante e mamma, onestamente non sono sicura di riuscire a rispettare queste normative, non ho disponibilità di nuovo personale per gestire le emergenze e i turni negli spogliatoi e a lezione, e quindi ho preso la decisione di chiudere e di tutelare la salute degli allievi, delle loro famiglie, e anche degli insegnanti che provengono da altri comuni della provincia Bat e Bari.

E adesso cosa accadrà? «Proverò a organizzare delle lezioni all'aperto, chiedendo la disponibilità di qualche spazio pubblico, mantenendo comunque tutte le disposizioni sulla distanza ma limitando comunque queste attività agli allievi più grandi, per limitare comunque l'aggregazione dei piccoli».

Le mamme o gli altri colleghi come hanno reagito a questa scelta, che resta uno dei pochi esempi nel nostro territorio? «Le mamme degli allievi sono state molto contente di questa decisione, si sono sentiti tutti rassicurati. Alcuni colleghi hanno ritenuto di poter continuare. Se c'è la richiesta di evitare luoghi di aggregazione, bisogna rispettarla. Per me è stato solo un gesto di responsabilità e buonsenso».