Parco archeologico degli Ipogei, portata alla luce la Via Sacra

Luoghi vlorizzati e resi fruibili alla popolazione

domenica 19 luglio 2020 11.54
A cura di Giuseppe Capacchione
Un grande santuario risalente a 3.500 anni fa. Un pezzo di storia quasi unico perché a differenza di altri scavi che portano alla luce usanze quotidiane o riti funebri propri delle popolazioni preistoriche, dell'ipogeo è emrso che l'area venne adibita dagli uomini del tempo a luogo di culto. Si tratta di cunicoli scavati sotto terra nella pietra calcarea, venivano utilizzati come punto di raccolta in cui rivolgersi alle divinità e invocare la loro protezione per la sussistenza e la fecondità del popolo. Si trovano a Trinitapoli, città caratterizzata da un piccolo centro urbano ma da un territorio sconfinato dedicato in prevalenza all'agricoltura dove negli anni sono state trovate importante tracce storiche con il ritrovamento dell'insediamento romano di Salapia risalente al I secolo a.C. e la città medievale di Salpi che hanno portato nel centro ofantino studiosi provenienti anche dal Canada.

Spazi, gli ipogei, che sono stati valorizzati e resi fruibili a tutti: dalla via Sacra al parco degli Ipogei su via Mare fino al museo che custodisce il prezioso materiale ritrovato negli scavi. Ed è proprio la Via Sacra il grande espediente ideato negli tempi in cui i luoghi sono stati utilizzati, infatti si presenta come una versione compatta dei primi cunicoli ritrovati nel parco. Lo ha spiegato Anna Maria Tunzi, la responsabile scientifica del parco archeologico degli Ipogei: «Questo santuario è stato frequentato per circa mille anni, quindi ha vissuto un importante cambio generazionale con un conseguente restringimento degli spazi liberi sotto terra per svolgere i riti così chiamati ctoni - svolti appunto sotto terra ndr. -. Da qui è emerso l'ingegno di quegli uomini che oggi paragoneremmo ad arditi geometri: hanno realizzato spazzi più piccoli di quelli già esistenti con micro celle dotate di micro ingressi, chiamati dromos, per permettere alle nuove popolazioni di continuare a pregare in quello stesso punto le divinità. Una soluzione di emergenza che fu possibile adottare fin quando per ragioni di spazio fu abbandonata l'area».