Scavi a Salapia, mostriamo ai cittadini risultati importantissimi

Tedesco: «Ringraziamo i protagonisti con una pubblica manifestazione»

sabato 30 luglio 2016
«Abbiamo inteso celebrare e ringraziare i protagonisti di questo triennio di scavi con una pubblica manifestazione in Viale Vittorio Veneto per illustrarne i risultati alla popolazione». L'assessore ai Lavori Pubblici, Giustino Tedesco, commenta l'evento di domenica scorsa, quando assieme alla giunta, ai docenti e le associazioni interessate, sono stati presentati i 3 anni di scavi a Salapia. Si tratta di interventi archeologici, guidati dal Davison College del North Carolina, che di fatto chiudono il primo percorso scaturito dal protocollo di intesa del 2013 tra il Comune di Trinitapoli e l'Università di Foggia. Domenica, protagonisti i reperti ed i mosaici policromatici rinvenuti. Un triennio, quello illustrato in Viale Vittorio Veneto ai trinitapolesi, di importanti risultati dal punto di vista culturale e storico.

A Nord-Ovest dell'attuale Trinitapoli, sorgeva Salapia, città fondata dai Liburni provenienti da Nin (Dalmazia) verso la fine del X secolo avanti Cristo. Lo scenario lagunare nei pressi del Salpi fu probabilmente alla base dell'insediamento della popolazione illirica in Daunia. «Gli scavi effettuati hanno riportato alla luce diverse specificità della città stato - spiega Tedesco - , a testimonianza della valenza storica di grande importanza per tutto il sito». Attualmente i resti di Salapia insistono in terreni privati. Ora saranno richiusi per meglio conservarli e preservarli. «Noi non lasceremo morire questo percorso assicura l'assessore Tedesco - , ma cercheremo finanziamenti per acquisire quei terreni, metterli in sicurezza e rinnovare il triennio di scavi, perché siano fruibili e visitabili, anche in chiave turistica. L'importo previsto per continuare l'intervento è di 350mila euro. Proveremo a reperire la somma anche attraverso il sistema del crowdfunfing, che ad ottobre prossimo servirà per l'apertura del primo piano del museo degli Ipogei».