Sezione di Forza Italia Trinitapoli commissariata, non ci sta Vito Musciolà
«È un modo di governare il partito dall’alto, senza ascoltare nessuno, senza rispettare il voto degli iscritti»
venerdì 12 dicembre 2025
9.19
Scatta il commissariamento per la segreteria cittadina di Forza Italia Trinitapoli ed è polemica. La comunicazione è partita dal segretario provinciale di FI Marcello Lanotte, indirizzata all'ormai ex segretario Vitò Musciolà: «La presente per comunicare il commissariamento della sezione di Trinitapoli, con decorrenza immediata, poiché l'attività politica, svolta durante la recente campagna elettorale, è stata condotta in contrasto con i valori enunciati dallo Statuto di Forza Italia. Si diffida dal proseguimento di ogni attività ed utilizzo del simbolo del Partito. Tanto era dovuto».
Ieri sera è giunta la nota a firma di Vito Musciolà.
"Demodittatura a Trinitapoli: non mi piego, la democrazia non si commissaria"
«Quando la prepotenza e il senso di onnipotenza superano ogni limite consentito dal buon senso, diventa necessario intervenire a gamba tesa e denunciare pubblicamente ciò che sta accadendo. Ed è esattamente ciò che intendo fare, alla luce degli ultimi avvenimenti che, a Trinitapoli, non riguardano soltanto la mia persona ma minacciano un diritto sacrosanto: la democrazia.
Il segretario provinciale Marcello Lanotte ha comunicato, con una lettera che definire "anti-democratica" è persino riduttivo, il commissariamento immediato della segreteria cittadina di Forza Italia. Una decisione che rappresenta, ancora una volta, ciò che io definisco 'demodittatura': una dittatura mascherata da democrazia, un modo di governare il partito dall'alto, senza ascoltare nessuno, senza rispettare il voto degli iscritti, senza considerare lo Statuto e, soprattutto, senza conoscere il significato autentico della parola "democrazia".
Prima di entrare nel merito, è necessario ricordare alcuni fatti. Sono stato eletto all'unanimità, il 21 marzo 2025, davanti a oltre 150 persone, in un congresso pubblico, trasparente e partecipato. Il mio percorso nasce da un lavoro concreto, dalla presenza quotidiana sul territorio e dalla ricostruzione di un partito che, a Trinitapoli, non esisteva più da sette anni. In soli dodici mesi abbiamo riportato Forza Italia ad essere il primo partito della città, con 732 voti, e abbiamo sostenuto il consigliere regionale Giuseppe Tupputi, primo dei non eletti con 5.800 preferenze. Numeri che qualcuno finge di non vedere, ma che testimoniano un impegno reale e riconosciuto.
Oggi contiamo oltre 500 nuovi tesserati: cinquecento persone che hanno scelto un progetto politico serio, credibile, radicato nella comunità. Ed è proprio questo, evidentemente, ciò che a qualcuno non è mai andato giù.
Il segretario provinciale Lanotte, per mesi, è stato totalmente assente: salvo improvvisamente "risvegliarsi" dopo la sua elezione a consigliere regionale, immaginando di poter imporre la propria volontà come abituato, forse, a fare altrove. Mai una PEC di risposta, mai una telefonata, mai una presenza agli eventi della segreteria, neppure all'inaugurazione della sede, nonostante l'invito formale. Non ha mai convocato la segreteria, non ha mai chiesto un confronto, non ha partecipato a un solo momento della vita politica cittadina.
E oggi proprio lui, che è stato assente in ogni fase costitutiva, tenta di sciogliere una realtà che funziona, cresce e porta risultati, appellandosi a presunte "violazioni dello Statuto" che, ad onor del vero, non esistono in alcuna norma del regolamento del partito. Un atto personale, di questo si tratta, e non politico.
La verità è che questo atteggiamento non nasce oggi ma già una settimana prima del congresso cittadino quando fui convocato in Comune e, nella stanza del sindaco, insieme a Francesco e Nicola Di Feo c'era il coordinatore provinciale Lanotte, intenti a discutere su chi dovesse essere il segretario cittadino. Un tentativo evidente di indirizzare dall'alto una scelta che spettava esclusivamente agli iscritti. Io non ero il nome che volevano. E da quel momento è iniziata una pressione costante volta chiaramente ad ostacolare il mio percorso, proseguita il giorno stesso delle elezioni congressuali quando durante la lettura della mozione, davanti agli iscritti, Lanotte mi avvertì con la frase «devi avere le spalle larghe». Un comportamento offensivo, indegno, contrario allo spirito democratico che dovrebbe guidare un congresso.
A questo si è aggiunto poi l'episodio emblematico del 28 novembre scorso, durante il convegno della BCC, tenutosi in occasione della tradizionale pre-sagra del Carciofo. Alla presenza di numerosi presenti, il sindaco Francesco Di Feo si è lasciato andare a un commento che oggi suona come una profezia dal retrogusto amaro: «Sei un uomo politicamente finito». Una frase che, alla luce dei fatti odierni, appare come un preludio, un messaggio lanciato in pubblico per anticipare un disegno maturato altrove.
Nel frattempo, altri episodi provinciali hanno contribuito a completare un quadro già torbido: durante le regionali, articoli di stampa hanno riportato la pratica dei voti disgiunti, consigliati, secondo quanto pubblicato, dal presidente della Provincia, Bernardo Lodispoto, espressione del centrosinistra, che spingeva a barrare contemporaneamente il simbolo De Caro Presidente e quello di Lanotte per Forza Italia. Scelte politiche discutibili, che hanno danneggiato candidati e partiti, ma che nessuno ha avuto il coraggio di analizzare seriamente.
Qui, per qualcuno, l'unica colpa intollerabile è aver riportato Forza Italia ad essere il primo partito della città. E se davvero dobbiamo scomodare lo Statuto nazionale per giustificare un commissariamento, allora è doveroso denunciare anche l'anacronistica norma che impedisce ai comuni sotto i 35.000 abitanti di partecipare alle riunioni provinciali. Una regola che può avere senso altrove, ma non nella BAT, che conta appena dieci comuni e finisce per essere rappresentata solo da quattro città.
Io rappresento una città, una comunità, un'intera struttura politica. E non accetto di essere trattato come un segretario di serie B.
Per questo oggi mi rivolgo ai vertici nazionali e regionali di Forza Italia, chiedendo un intervento immediato non per difendere me, ma per difendere la democrazia interna, la credibilità delle sue regole e il rispetto dovuto agli iscritti. Ho seguito ogni norma del regolamento voluto dal Presidente Berlusconi. Ho ricostruito una comunità politica dove non c'era più nulla. Ho lavorato ogni giorno per restituire dignità, entusiasmo e partecipazione.
Se tutto ciò rappresenta un problema, allora il problema non sono io. Il problema è una gestione provinciale che considera il partito una proprietà personale, non un organismo democratico.
Io non mi fermo e non mi piego. Non permetterò a nessuno di spegnere la voce di un'intera comunità politica» conclude Musciolà.
Ieri sera è giunta la nota a firma di Vito Musciolà.
"Demodittatura a Trinitapoli: non mi piego, la democrazia non si commissaria"
«Quando la prepotenza e il senso di onnipotenza superano ogni limite consentito dal buon senso, diventa necessario intervenire a gamba tesa e denunciare pubblicamente ciò che sta accadendo. Ed è esattamente ciò che intendo fare, alla luce degli ultimi avvenimenti che, a Trinitapoli, non riguardano soltanto la mia persona ma minacciano un diritto sacrosanto: la democrazia.
Il segretario provinciale Marcello Lanotte ha comunicato, con una lettera che definire "anti-democratica" è persino riduttivo, il commissariamento immediato della segreteria cittadina di Forza Italia. Una decisione che rappresenta, ancora una volta, ciò che io definisco 'demodittatura': una dittatura mascherata da democrazia, un modo di governare il partito dall'alto, senza ascoltare nessuno, senza rispettare il voto degli iscritti, senza considerare lo Statuto e, soprattutto, senza conoscere il significato autentico della parola "democrazia".
Prima di entrare nel merito, è necessario ricordare alcuni fatti. Sono stato eletto all'unanimità, il 21 marzo 2025, davanti a oltre 150 persone, in un congresso pubblico, trasparente e partecipato. Il mio percorso nasce da un lavoro concreto, dalla presenza quotidiana sul territorio e dalla ricostruzione di un partito che, a Trinitapoli, non esisteva più da sette anni. In soli dodici mesi abbiamo riportato Forza Italia ad essere il primo partito della città, con 732 voti, e abbiamo sostenuto il consigliere regionale Giuseppe Tupputi, primo dei non eletti con 5.800 preferenze. Numeri che qualcuno finge di non vedere, ma che testimoniano un impegno reale e riconosciuto.
Oggi contiamo oltre 500 nuovi tesserati: cinquecento persone che hanno scelto un progetto politico serio, credibile, radicato nella comunità. Ed è proprio questo, evidentemente, ciò che a qualcuno non è mai andato giù.
Il segretario provinciale Lanotte, per mesi, è stato totalmente assente: salvo improvvisamente "risvegliarsi" dopo la sua elezione a consigliere regionale, immaginando di poter imporre la propria volontà come abituato, forse, a fare altrove. Mai una PEC di risposta, mai una telefonata, mai una presenza agli eventi della segreteria, neppure all'inaugurazione della sede, nonostante l'invito formale. Non ha mai convocato la segreteria, non ha mai chiesto un confronto, non ha partecipato a un solo momento della vita politica cittadina.
E oggi proprio lui, che è stato assente in ogni fase costitutiva, tenta di sciogliere una realtà che funziona, cresce e porta risultati, appellandosi a presunte "violazioni dello Statuto" che, ad onor del vero, non esistono in alcuna norma del regolamento del partito. Un atto personale, di questo si tratta, e non politico.
La verità è che questo atteggiamento non nasce oggi ma già una settimana prima del congresso cittadino quando fui convocato in Comune e, nella stanza del sindaco, insieme a Francesco e Nicola Di Feo c'era il coordinatore provinciale Lanotte, intenti a discutere su chi dovesse essere il segretario cittadino. Un tentativo evidente di indirizzare dall'alto una scelta che spettava esclusivamente agli iscritti. Io non ero il nome che volevano. E da quel momento è iniziata una pressione costante volta chiaramente ad ostacolare il mio percorso, proseguita il giorno stesso delle elezioni congressuali quando durante la lettura della mozione, davanti agli iscritti, Lanotte mi avvertì con la frase «devi avere le spalle larghe». Un comportamento offensivo, indegno, contrario allo spirito democratico che dovrebbe guidare un congresso.
A questo si è aggiunto poi l'episodio emblematico del 28 novembre scorso, durante il convegno della BCC, tenutosi in occasione della tradizionale pre-sagra del Carciofo. Alla presenza di numerosi presenti, il sindaco Francesco Di Feo si è lasciato andare a un commento che oggi suona come una profezia dal retrogusto amaro: «Sei un uomo politicamente finito». Una frase che, alla luce dei fatti odierni, appare come un preludio, un messaggio lanciato in pubblico per anticipare un disegno maturato altrove.
Nel frattempo, altri episodi provinciali hanno contribuito a completare un quadro già torbido: durante le regionali, articoli di stampa hanno riportato la pratica dei voti disgiunti, consigliati, secondo quanto pubblicato, dal presidente della Provincia, Bernardo Lodispoto, espressione del centrosinistra, che spingeva a barrare contemporaneamente il simbolo De Caro Presidente e quello di Lanotte per Forza Italia. Scelte politiche discutibili, che hanno danneggiato candidati e partiti, ma che nessuno ha avuto il coraggio di analizzare seriamente.
Qui, per qualcuno, l'unica colpa intollerabile è aver riportato Forza Italia ad essere il primo partito della città. E se davvero dobbiamo scomodare lo Statuto nazionale per giustificare un commissariamento, allora è doveroso denunciare anche l'anacronistica norma che impedisce ai comuni sotto i 35.000 abitanti di partecipare alle riunioni provinciali. Una regola che può avere senso altrove, ma non nella BAT, che conta appena dieci comuni e finisce per essere rappresentata solo da quattro città.
Io rappresento una città, una comunità, un'intera struttura politica. E non accetto di essere trattato come un segretario di serie B.
Per questo oggi mi rivolgo ai vertici nazionali e regionali di Forza Italia, chiedendo un intervento immediato non per difendere me, ma per difendere la democrazia interna, la credibilità delle sue regole e il rispetto dovuto agli iscritti. Ho seguito ogni norma del regolamento voluto dal Presidente Berlusconi. Ho ricostruito una comunità politica dove non c'era più nulla. Ho lavorato ogni giorno per restituire dignità, entusiasmo e partecipazione.
Se tutto ciò rappresenta un problema, allora il problema non sono io. Il problema è una gestione provinciale che considera il partito una proprietà personale, non un organismo democratico.
Io non mi fermo e non mi piego. Non permetterò a nessuno di spegnere la voce di un'intera comunità politica» conclude Musciolà.