Trinitapoli, Giuseppe Lafranceschina pochi istanti prima di essere ucciso
Trinitapoli, Giuseppe Lafranceschina pochi istanti prima di essere ucciso
Cronaca

Tre colpi in pieno volto, un'esecuzione in piena regola

L'indagine dei carabinieri ha svelato le modalità dell'uccisione di Giuseppe Lafranceschina, di cui sono accusate tre persone arrestate all'alba di giovedì

Tre colpi in faccia, senza alcuna esitazione. Queste le modalità con cui Giuseppe Lafranceschina, 43 anni, fu barbaramente assassinato intorno alle 18 del 3 giugno 2020 in via dei mulini a Trinitapoli. L'ennesimo atto di un continuo regolamento di conti fra i due cartelli criminali in guerra aperta per il controllo del traffico di droga e delle estorsioni sul territorio di Trinitapoli e del Tavoliere meridionale. La vittima era il cugino di Giuseppe Gallone, ritenuto il reggente del clan "Carbone-Gallone", rivale del gruppo "De Rosa-Miccoli-Buonarota". I carabinieri del comando provinciale di Foggia hanno arrestato tre persone con le pesantissime accuse in concorso di omicidio aggravato dal metodo mafioso, porto illegale di armi da fuoco con matricola abrasa, ricettazione e, per due dei tre, anche di violenza privata aggravata dal metodo mafioso.



Sono finiti in carcere Salvatore Montanaro, 51 anni, e i fratelli di origini rumene Simon e Stefan Liviu Corduneanu, rispettivamente di 26 e 24 anni. Lafranceschina era in sella ad uno scooter elettrico quando un'Alfa Romeo Giulietta di colore rosso lo ha affiancato e dall'interno del mezzo sono partiti i proiettili che lo hanno freddato, da distanza ravvicinata. Per lui non c'è stato nulla da fare: la morte è sopraggiunta quasi istantaneamente.

Le attività investigative dei carabinieri, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, hanno consentito di ricostruire l'accaduto e individuare le armi utilizzate: una pistola mitragliatrice "Skorpion" di marca Ceska ed un revolver Smith & Wesson calibro 38 di fabbricazione scozzese. Fondamentale, ai fini dell'inchiesta, una testimonianza oculare, tramite la quale è stato possibile confermare il passaggio del veicolo, con alla guida presumibilmente Montanaro, nelle vicinanze della via in cui è stato commesso il delitto. Le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza hanno permesso di aggiungere ulteriori tasselli al mosaico degli indizi.



È emerso un ulteriore dettaglio: i tre arrestati avrebbero indossato dei passamontagna al momento dell'agguato. L'Alfa Giulietta di colore rosso è stata successivamente ritrovata nelle campagne di Trinitapoli, completamente distrutta dalle fiamme. I carabinieri del reparto investigazioni scientifiche hanno però rinvenuto le due armi, compatibili con i colpi risultati fatali alla vittima.

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