Carbone. <span>Foto Giuseppe Capacchione</span>
Carbone. Foto Giuseppe Capacchione
Cronaca

Omicidio Carbone, ritrovata in fiamme auto dei killer

Con la vittima viaggiava un'altra perosna viva per miracolo

È stata ritrovata in fiamme nelle campagne di Le Quattro Masserie, frazione di Trinitapoli, l'auto dalla quale si presume sia stato aperto il fuoco che ha ferito mortalmente Cosimo Damiano Carbone, 63 anni, boss dell'omonimo clan opposto a quello De Rosa nella gestione dei traffici illeciti sul territorio. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, i killer avrebbero atteso per strada, a bordo di una Jeep Renegate risultata rubata, che le vittima uscisse in auto dal cancello dell'abitazione di via della Transumanza, alla periferia della città, per freddarla con almeno tre fucilate. I proiettili hanno oltrepassato il parabrezza e hanno colpito l'uomo al petto e alla gola. Poi sono fuggiti e hanno abbandonato la Jeep in campagna incendiandola per cancellare ogni traccia. Nella notte i militari hanno effettuato 5 test stub a volti già noti collegati alla vittima per verificare avessero addosso tracce di polvere da sparo, oltre a diverse perquisizioni. A bordo della Seat con il boss dei Carbone-Gallone viaggiava un'altra persona rimasta viva per miracolo.

Carbone, lo ricordiamo, era stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Savio Saracino, compiuto a Trinitapoli il 20 settembre del 2004, e il tentato omicidio di Michele Miccoli. Attualmente ai domiciliari per un permesso speciale per motivi di salute. Suo fratello maggiore, Antonio Carbone, fu ucciso a colpi di fucile calibro 12 a bordo dell'auto nel centro di Trinitapoli il 27 maggio del 2014. La sua uccisione si ipotizza, ma è ancora tutto da confermare, si tratti di una risposta all'omicidio del rivale Pietro De Rosa, avvenuto lo scorso 20 gennaio a due passi di distanza, anche lui freddato sotto casa. Le modalità dell'agguato sono di stampo mafioso, infatti l'inchiesta della Procura di Foggia è passata di competenza della Direzione distrettuale antimafia di Bari. Sotto la lente d'ingrandimento sono finiti anche altri episodi di quella che si delinea come una vera guerra fra clan in città. Per l'esattezza sono nove le sparatorie fra gli affiliati dei clan Cardone-Gallone e De Rosa-Miccoli dal 2003 a oggi. Nella faida degli ultimi 16 anni si inseriscono: il tentato omicidio di Michele Miccoli del 4 febbraio del 2008, il duplice tentato omicidio di Michele e Raffaele Miccoli del 22 febbraio del 2008, il duplice tentato omicidio di Michele Miccoli e del genero Luca Sarcina del 25 febbraio del 2008 e l'omicidio di Severino Benedetti Severino del 12 gennaio del 2015. I carabinieri a febbraio scorso hanno arrestarono Francesco Casalino di 51 anni, vicino al clan Carbone-Gallone, indiziato come uno degli autori materiali del duplice tentato omicidio di Michele Buonarota e Michele Straniere, ritenuti affiliati al clan De Rosa-Miccoli, avvenuto a Trinitapoli il 10 maggio del 2014.
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